Questa serie di immagini non vuole proporre tanto un luogo, un panorama o una cittadina… bensì il ritorno di un vecchio amore: la fotocamera di “medio formato” che mi ha visto nascere come fotografo.

Questo formato io l’ho sempre trovato fantastico (e pensare che oggi ad esempio, Instagram taglia le immagini proprio in questo formato) perché permetteva poi in fase di stampa di “tagliare” lo scatto così come si desiderava e, ad esempio, con un solo scatto si potevano ricavare anche 2 o 3 fotografie.

Il medio formato per eccellenza era il 6×6 (che indicava i centimetri della diapositiva o negativa) ma esistevano anche formati più rettangolari come il 4,5×6 oppure il 6×7; arrivando al 6×9 che però veniva usato più sui banchi ottici a lastra.

Il vantaggio principale del medio formato in fotografia è che, a causa della maggiore dimensione della pellicola (da due a sei volte maggiore di 35 mm), offrivano immagini di risoluzione molto più elevata che potevano essere prodotti. Ciò consentiva maggiori ingrandimenti e gradazione uniforme sul granulometria o sfocatura che avrebbe caratterizzato analogamente per le immagini ingrandite prodotte da formati di pellicola più piccoli. La maggiore dimensione della pellicola permetteva inoltre un migliore controllo della profondità di campo e quindi più creatività fotografica.

Rispetto alle 35 mm, i principali inconvenienti erano l’accessibilità e il prezzo. Mentre le macchine fotografiche da 35 mm,  erano generalmente e ampiamente disponibili e poco costose, l’offerta di quelle a medio formato era generalmente limitata a negozi di fotografia professionale e il costo poteva essere proibitivo. Inoltre, le fotocamere di medio formato tendevano ad essere più ingombranti rispetto a quelle da 35 mm.

Nel 1948 la Fuji presentò il proprio modello di pellicola negativa a colori, un anno prima dell’italiana Ferraniacolor.  Nello stesso anno, come anticipato poco sopra, venne prodotta la prima Polaroid Modello 95.  Sempre nel 1948 Victor Hasselblad presentò quella che probabilmente è stata la fotocamera reflex medio formato più famosa del mondo: la Hasselblad 1600F.

E, rispolverata la mia vecchia medio formato dell’inizio anni ’80 e recuperato un rullino FUJI VELVIA RVP 100 ho provato a fare qualche scatto e condividerlo qui.

Rolleiflex: un mito: L’idea della Rolleiflex nacque da Paul Franke e Reinhold Heidecke, ex dipendenti della Voigtländer. I due interpretarono la richiesta del mercato di avere una fotocamera dotata di due obiettivi, uno dedicato alla ripresa e l’altro alla composizione dell’inquadratura – che si avvertiva già dal 1800 – per evitare i continui scambi tra vetro smerigliato e portalastre.

Nel 1928 nacque la prima Rolleiflex per pellicola sensibile in rullo, che ebbe subito un vasto successo sia amatoriale che professionale e che per oltre un trentennio fu il tipico strumento dei fotografi da cerimonia. Grazie alla proverbiale robustezza, la grande silenziosità di scatto, la sincronizzazione flash su tutti i tempi di scatto e lenti dalla definizione incredibile, la sua fama crebbe rapidamente e fu oggetto di innumerevoli cloni da parte di altri costruttori, tra cui la migliore per qualità fu la Yashica. La macchina montava otturatori Compur e ottiche Zeiss o (opzionalmente) Schneider, il meglio che l’industria tedesca potesse offrire a quel tempo. La pellicola utilizzata dalla Rolleiflex era la medio formato 6×6 (12 fotogrammi quadrati di 56 mm di lato su rullo “120” oppure 24 su rullo “220”, ma era possibile usare anche la pellicola 35mm grazie all’apposito adattatore “Rolleikin”), largamente preferita dai professionisti per la qualità e l’ottimo risultato nello sviluppo di ingrandimenti.

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