Il Santuario di Macereto è un complesso religioso che si trova nel territorio comunale di Visso, nei Monti Sibillini, ad un’altezza di circa 1000 metri s.l.m. È situato nell’omonimo altopiano, nei cui pressi sorgeva un tempo il castello dei conti di Fiastra. Si tratta della maggiore espressione dell’Architettura rinascimentale del ‘500 nelle Marche.
Vuole la tradizione che il 12 agosto 1359, nel trasportare una statua lignea della Madonna con Bambino da Loreto al Regno di Napoli, i muli facenti parte della carovana si fermarono in ginocchio sul sito attualmente occupato dal santuario, e da lì non vollero più ripartire, nonostante i calci e le frustate. I popolani accorsi in aiuto videro nell’accaduto un segno divino, e pretesero che la statua rimanesse lì, così nel giro di pochi anni venne costruita sul luogo una primitiva chiesetta dedicata alla Madonna.
Nel secondo ‘400 la statua originale venne sostituita da un’altra, attualmente conservata nel Museo pinacoteca di Visso.
Nel 1528 cominciarono invece i lavori per la costruzione del santuario (che ingloberà la primitiva edicola), con l’architetto Giovan Battista da Lugano, il quale riprese un precedente progetto del Bramante. Dopo la morte del Lugano, avvenuta probabilmente durante i lavori di edificazione, questi terminarono nel 1556 sotto la direzione di Filippo Salvi da Bissone.
Il santuario fa parte di un più ampio complesso architettonico comprendente la chiesa, la Casa dei Pellegrini, la Casa del Corpo di Guardia ed il Palazzo delle Guaite. La basilica è a pianta ottagonale con tre ingressi e al suo centro si trova un tempietto in cui è incisa in latino la storia del miracolo di Macereto. La conca absidale attorno all’altare maggiore è decorata con affreschi di Simone De Magistris.

Lungo la via Lauretana, tra il mare e i monti azzurri, non lontano da Tolentino in provincia di Macerata, c’è un luogo ricco di fascino e mistero che affascina ogni viaggiatore curioso, il Castello della Rancia.

Da piccola lo avevo ribattezzato come “il Castello dell’Arancia” e ogni volta che ci passavamo davanti con l’auto rimanevo a guardarlo a bocca aperta incantata da tanta bellezza.

Il suo vero nome, Castello della Rancia, deriva dal termine grancia, granaio, tanto che prima di essere un castello questo luogo fu proprio un deposito di grano.

Storia del Castello della Rancia

Prima di iniziare a raccontarti la storia del Castello ti faccio una domanda, hai mai visto un castello in pianura?

Alquanto strano eppure il Castello della Rancia nasce proprio nelle pianure del Chienti, costruito come fattoria fortificata dove i monaci cistercensi della vicina Abbazia di Fiastra difendevano le derrate agricole.

Il Castello divenne una fortezza solo più tardi, nel XIV secolo (1352-1355), per volontà di Rodolfo II da Varano. Fu l’architetto Andrea Beltrami da Como a realizzare i progetti di Rodolfo II e a far diventare il Castello della Rancia una fortezza molto utile da punto di vista strategico, tanto che il luogo ricopre un ruolo primario nelle vicende storiche del luogo fino alla metà del XVI secolo.

Nel 1782 fu Papa Pio VI a sostare nel Castello della Rancia, in suo onore venne allestito anche un bellissimo giardino del quale oggi rimane solo un arco trionfale situato a pochi metri dalla struttura ben visibile lungo la Strada Statale 77. Fu proprio Papa Pio VI poi a concedere la proprietà del castello e tutti i beni dell’Abbazia di Fiastra al nobile casato dei marchesi Bandini, ora principi Giustiniani Bandini.

Il Castello divenne quindi l’abitazione dei mezzadri che lavoravano le terre dei Bandini fino agli anni Sessanta.

Più tardi, nel 1974, Maria Sofia Gravina di Ramacca cedette il castello della Rancia al Comune di Tolentino, attuale proprietario, mentre la gestione dal 2014 è affidata alla Meridiana Cooperativa Sociale.

Curiosità

Si narra che Rodolfo II murò viva sua moglie nel castello della Rancia, notizia della quale non abbiamo alcuna testimonianza. Ma pare che qualcosa di misterioso e nascosto sia ancora presente in questo castello… reso ancora oggi un luogo ricco di fascino e mistero.