La “terra di mezzo” delle Marche tra il mare e la montagna: il Monte San Vicino, un luogo che infonde sorpresa e meraviglia.
Stupende faggete con alberi secolari, le gole nascoste, le colorate praterie piene di fiori: una diversità di habitat, flora, fauna che sorprende tutti, ogni giorno. Come tutte le cose umili e preziose, è un territorio unico e inconfondibile, con la vetta che tocca i 1480 m s.l.m., parte della dorsale appenninica marchigiana, ovvero la linea di rilievi che si trovano tra la costa Adriatica e l’Appennino umbro-marchigiano. Il Monte San Vicino si trova tra le province di Ancona e Macerata, è all’interno della Riserva naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito, istituita nel 2009 ed è la montagna più elevata della zona compresa tra le valli dell’Esino e del Potenza tanto da permettere un’ampia visuale sui territori circostanti.
Non a caso il San Vicino ha una posizione centrale rispetto alle Marche e è perciò visibile da gran parte del territorio marchigiano.
Per questo in passato rappresentava un importante punto di riferimento geografico dei nostri antenati che si muovevano a piedi o a cavallo. E questo punto fisso, di riferimento ci emoziona sempre quando lo vediamo quasi da ogni parte della regione a richiamare un senso di “casa”.
L’altra sua peculiarità è l’aspetto: il San Vicino infatti presenta due forme diverse a seconda del versante da dove lo si osserva. Dal versante anconetano presenta una forma di panettone o a “gobba di cammello”, invece dal versante fabrianese presenta una forma piramidale, più appuntita…quasi a ricordarci che le cose cambiano a seconda del punto di vista dal quale le si osserva.
L’origine del nome: il dio Giano
Alla particolarità di avere una doppia faccia sembra essere legato il suo nome: difatti non esiste alcun santo dal nome Vicino e sembra essere dunque originato dal nome con cui i romani chiamavano il dio Giano: “Janus Vicilinus”. Giano era una divinità con due facce a incarnare gli opposti: giorno-notte, maschile-femminile, sole-luna. Era una divinità solare legata al principio del giorno, l’alba, come il tramonto. Giano era il protettore dei viandanti e veniva rappresentato nei crocevia delle strade. Il culto di Giano sembra sia stato importante nella zona per via del ritrovamento di monete rappresentanti il dio bifronte sulla cima del monte durante gli scavi per l’affissione della croce oltre che alla presenza di altri toponimi legati al suo nome: la gola di Jana a Braccano e il fiume Giano che attraversa Fabriano e si immette nell’Esino a Borgo Tufico. Non si esclude perciò che gli antichi abitanti del luogo identificassero il monte San Vicino non solo come riferimento geografico ma anche come montagna sacra, dimora di Janus Vicilinus trasformato poi nei secoli in “vicinus” e “vicino”.