A voi un dolce tipico della mia regione in particolare del maceratese, le nostre nonne ci deliziavano sempre con queste leccornie e riguardo agli scroccafusi girava anche una certa voce e cioè che se mentre si preparavano qualcuno arrivava improvvisamente in casa, a causa dell’invidia i dolci non si gonfiavano e rimanevano piatti.

Questa ricetta ho avuto il piacere di presentarla per una guida “moderna” di Artusi Remix edita da Don Pasta

INGREDIENTI

La ricetta prevede:

  • 450 – 460gr. di farina OO
  • 1/2 cucchiaino di ammoniaca per dolci
  • 4 cucchiai di olio evo
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 4 cucchiai di mistrà
  • 1 cucchiaio di rum
  • 4 uova medie
  • olio per friggere

PROCEDIMENTO

Passo dopo passo:

Prima cosa mettete una pentola con acqua e portate a bollore.
Io ho impastato con la planetaria (ma potete fare anche a mano); mettere la farina con l’ammoniaca, i liquori, lo zucchero e l’olio e iniziate ad impastare mettendo un uovo per volta fino a che avrete un impasto bello morbido, elastico e non appiccicoso.
Mettere a bollire l’acqua e a ebollizione formare con l’aiuto di due cucchiai degli gnocchi grandi poco più di una noce e immergerli nell’acqua bollente per circa 3 minuti e comunque finche’ non vengono a galla,  facendo attenzione che non si attacchino l’uno all’altro.
Scolarli con una schiumarola su un telo o carta assorbente, incidere a croce ogni dolcetto e farli asciugare bene.
A questo punto per la cottura finale esistono 2 versioni:
  1. Effettuate dei tagli e poi friggete due per volta in olio per friggere altoleico intorno ai 160° rigirandoli di tanto in tanto, fino a farli dorare
  2. Preparare una placca da forno con carta forno, porci i dolcetti e infornarli a forno caldo a 180°C per circa 20 minuti e comunque fino a quando non si colorano un po’.
Si condiscono con miele di millefiori riscaldato in pentola oppure con alchermes e zucchero semolato.

LA REALIZZAZIONE DELLO SCATTO:

Da quando cucinare è diventato un lavoro, il tempo e lo spazio per fare scatti “seri” ed ambientati, purtroppo è svanito. Però visto che siamo italiani, e ci sappiamo sempre arrangiarci ma anche visto che la tecnologia avanza e oggi un buon telefono “smartphone” riesce ad avere la qualità più che sufficiente per pubblicare immagini per il web (Pinterest, Instagram, ma anche i vari blog), è con questo mezzo che ho iniziato a fotografare.

Uno smartphone di ultima generazione ha almeno 3 ottiche, qualche modello ha anche in sensore “macro” e tutti hanno il sensore di profondità per l’effetto “bokeh”. Indubbiamente quasi tutti i telefoni tendono a scattare immagini con molto contrasto, forse troppo accentuato e in condizioni di illuminazione debole o mista, vi sono errori sulla cromia. Il miglior smartphone in assoluto per me resta l’iPhone (ma non necessariamente l’11Pro), che ha una morbidezza e una cromia non eccessiva che si avvicina ad una buona reflex.

I miei scatti sono fatti con un Mate10 della Huawei con ottiche Laica; soffre di contrasto e rumore alle basse luci che riesco a compensare, in parte, in modalità di scatto PRO.

Per lo shooting, mi avvicino ad una fonte di luce diurna, come una finestra, dotata di tenda bianca (se non fosse possibile, basta acquistare qualche metro di tulle o organza magari doppio) e dal lato opposto dei pannelli in poliestere bianco per attenuare le ombre. Come ripiano, si possono usare assi in legno, tovaglie, ronner in tnt o qualsiasi altro materiale che crei contrasto con il piatto.

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